In ogni essere umano è definibile un gruppo sanguigno, cioè un tipo di sangue che viene definito e contraddistinto in base al numero di antigeni presenti nei globuli rossi; esistono vari sistemi che definiscono i gruppi sanguigni, il più noto è il sistema A B 0. I globuli rossi possono contenere antigeni A, B, AB, o non averne alcuno (gruppo 0). La trasfusione del sangue può avvenire solo tra gruppi sanguigni compatibili.
Ogni gruppo sanguigno può essere Rh positivo o Rh negativo, a seconda che sia presente o no l’antigene Rh D, una proteina. Secondo la classificazione AB0, quindi, ogni persona avrà uno dei seguenti gruppi sanguigni:
Il fattore Rh – Il fattore Rh (o fattore Rhesus) è molto interessante per lo studio dei fenomeni di incompatibilità tra madre e feto. Circa l’85% degli individui è Rh positivo (Rh+), i rimanenti individui sono Rh negativi (Rh-). Se una donna Rh- ha un figlio da un Rh+, nel suo sangue si creeranno degli anticorpi per il fattore Rh che possono distruggere il sangue del feto, passando attraverso il filtro placentare (eritroblastosi fetale); esso è tipico della seconda gravidanza e delle successive. La denominazione “fattore Rh” deriva dal nome di una specie di scimmie, ovvero la Macacus Rhesus; fu infatti in uno di questi primati che nel 1941 Landsteiner e Wiener individuarono la proteina in questione. Per approfondire l’argomento si rimanda all’articolo Fattore Rh.
Come accennato, nel caso di trasfusioni, il sangue del donatore e del ricevente devono essere compatibili; in caso contrario, infatti, il sistema immunitario del ricevente reagirebbe con l’agglutinazione dei globuli rossi e con la loro distruzione (reazione immuno-emolitica).
In altri termini, se trasfondiamo un soggetto con sangue con globuli rossi non appartenenti al suo gruppo sanguigno, si avrà la produzione di sostanze (anticorpi) che tenderanno a combattere tali cellule. Questi anticorpi si possono legare agli antigeni sulla superficie dei globuli rossi trasfusi e li distruggono con grave pericolo di vita.
Come si può facilmente notare, chi ha un sangue AB Rh+ può donare soltanto a chi ha il medesimo gruppo sanguigno, ma può riceverlo da chiunque; chi, invece ha il gruppo sanguigno 0 Rh- è un donatore universale, ma può ricevere il sangue soltanto da chi ha lo stesso gruppo sanguigno.
Alcuni gruppi sanguigni sono più rari di altri, in linea generale, quelli meno diffusi sono lo 0 Rh negativo e i gruppi AB positivo e AB negativo; va però precisato che la “rarità” di un gruppo sanguigno varia anche in base a diversi fattori, fra cui l’etnia e la popolazione geografica; è quindi possibile che un determinato gruppo sanguigno sia relativamente raro in Africa e decisamente più diffuso in una determinata nazione europea; per quanto riguarda la popolazione italiana, i gruppi sanguigni sono suddivisi percentualmente nella maniera seguente:
L’eredità dei gruppi sanguigni avviene in base alla legge di Mendel.
Nell’individuo la coppia dei cromosomi è formata da uno di origine paterna e da uno di origine materna. Su ciascuna coppia esiste un gene (nella stessa posizione) che svolge la stessa funzione, per esempio determina il gruppo sanguigno. Se i geni sono uguali l’individuo si chiama omozigote, mentre se i due geni sono diversi si dice eterozigote; se il carattere espresso dal gene si impone sull’altro è detto dominante, se invece è sottoposto all’altro è detto recessivo.
Nel caso del gruppo sanguigno, i geni che codificano il gruppo possono essere A, B e 0 (sistema AB0), A e B sono dominanti mentre 0 è recessivo. Quindi sono possibili le seguenti combinazioni:
Per capire l’ereditarietà occorre considerare i geni di partenza. Se un individuo di gruppo A si unisce a uno di gruppo B, occorre sapere come è formata la coppia: per esempio da un A,0 e da un B,0 potranno uscire:
AB, A0, B0, 00
cioè ogni genitore fornisce un cromosoma, poi il gruppo del figlio dipende dal concetto di dominanza. Potrà essere AB, A, B o 0; ogni possibilità con il 25% dei casi.